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Ingaggiare i giovani durante gli studi per fermare la fuga dei cervelli dal sud

Posted on 9 Gennaio 20239 Gennaio 2023
Tempo di lettura: 3 minuti

L’Ing. Emanuele Spampinato, presidente del gruppo EHT., sul “Il Sole 24 ore” affronta uno dei temi fondamentali degli ultimi anni, forse degli ultimi decenni.

Lo riporto qui, ma lo trovate a questo link sul “Il Sole 24 ore“

Dal 1995 oltre 1,5 milioni di giovani hanno lasciato il Sud Italia per cercare nuove opportunità lavorative spostandosi prevalentemente nelle regioni del Nord. Questo ha certamente aggravato la situazione di un Pil pro-capite del Mezzogiorno che è ormai la metà di quello del Nord Italia e di un tasso di occupazione cresciuto, negli ultimi 25 anni, quattro volte meno rispetto al Nord. Nel Mezzogiorno, secondo il rapporto Svimez appena presentato, sono circa 1,4 milioni i giovani under 35 più̀ o meno vicini al mercato del lavoro che non trovano opportunità̀ stabili. I cosiddetti NEET, nel meridione, cioè quelli che non lavorano, non frequentano la scuola o si stanno formando sono quasi il doppio rispetto al Centro-Nord (35,1%, contro 18,3%). È un contesto che purtroppo conosciamo abbastanza bene e proprio per questo dobbiamo impegnarci per evitare un’ulteriore fuga di cervelli e forza lavoro, ancora una volta dal sud verso il nord, in un ‘Italia sempre più a due velocità. Il treno del rilancio per il Mezzogiorno passa dall’innovazione, in una logica di integrazione territoriale connessa con il sistema scolastico-formativo e quello produttivo.

È fondamentale colmare la carenza sul mercato lavorativo attraverso la ricerca di giovani e professionisti con specifiche competenze. Il settore nel quale operiamo – quello IT – ha necessità di lavorare con programmatori e sviluppatori che oggi e per i prossimi anni saranno molto richiesti dalle aziende italiane. Le percentuali di occupabilità degli istituti professionali nati nel Sud Italia dimostrano come in realtà sia possibile anticipare l’ingresso nel mondo del lavoro e colmare il gap del disallineamento delle competenze sviluppando economia nei territori di appartenenza e fermando di conseguenza l’emigrazione. Il nostro Mezzogiorno vanta già eccellenze anche nel settore del digitale come l’Harmonic Innovation hub di Catanzaro, l’ecosistema dell’innovazione più grande del Mezzogiorno dove il capitale tecnologico diventa uno strumento per valorizzare risorse ambientali, sociali e umane e per soddisfare bisogni emergenti e inespressi, per affermare la cultura della sostenibilità e il superamento delle diseguaglianze. Anche i grandi player mondiali stanno fiutando l’aria di cambiamento che soffia nel Sud Italia: è recente l’arrivo come investitore proprio dell’Harmonic Hub, anche di Plug and Play, la più grande piattaforma di open innovation su scala globale. Un’eccellenza come questa tra breve tempo sarà presente anche a Catania dando così la possibilità a molti giovani professionisti di creare impresa e svilupparla anche in Sicilia. Qui l’erogazione delle misure previste all’interno del Programma Garanzia Giovani è stata importante ma dice lo Svimez “senza specifiche strategie di intercettazione, i giovani più vulnerabili e scoraggiati che hanno più bisogno di programmi di riattivazione rimangono fuori dal “radar” delle politiche pubbliche”.

Solo rafforzando il rapporto tra istituzioni locali e tessuto sociale territoriale possiamo individuare, intercettare e orientare questi giovani. Serve una condivisione costante di informazioni e di iniziative tra Centri per l’impiego, scuole, centri Informagiovani e aziende. In quest’ottica partirà a breve, in collaborazione con Fondazione per la Sostenibilità Digitale un programma che premia in alcune università italiane – tra Sud e Nord Italia – i migliori laureandi che si occupano di relazione tra tecnologia e sostenibilità soprattutto per intercettare e ingaggiare direttamente i più talentuosi portandoli nel mondo del lavoro già durante il corso di studi. Crediamo in questa strategia: dare la possibilità di formarsi, intravedendo una concreta strada professionale all’orizzonte, con aziende – specie quelle del Sud Italia – che dovranno giocare d’anticipo cercando di individuare già durante il periodo di formazione le risorse che potranno entrare a far parte dell’organico indirizzandole nello sviluppo di competenze specifiche. In questo modo i giovani potranno legarsi a realtà del territorio e in molti casi non essere costretti a spostarsi altrove contribuendo allo sviluppo economico delle proprie regioni.

Le realtà del Sud, oggi, potranno ricevere una forte spinta dai fondi del PNRR e dagli investimenti di grandi imprese che dovranno essere sostenuti dalle istituzioni provando a colmare le carenze infrastrutturali e la lentezza burocratica e garantendo un’offerta di studio più in linea con le richieste del mercato. Non è più tempo di proclami ed enunciazioni di principio.

Presidente Gruppo EHT

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